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Il bimbo

di Stefano Costa


Racconto scemo scritto durante l'ora di filosofia in 4a liceo

Una mattinata come tutte le altre, il solito casino, la solita noia, e lui, l'incubo biondo...

Lo si voglia chiamare Gufi o Trita la sostanza è sempre la stessa: età stimata 12 anni, biondo, sorridente, disgustosamente buono... avesse un paio di alucce sarebbe un perfetto cherubino... Lo odiavo.

E' naturale provare un senso di ribrezzo e disagio osservando dalla finestra un simile essere e così pure è naturale e giusto detestare quel bestiolino sorridente che vi saluta, con la manina, mentre voi siete impeganti a pregare tutti gli dei che conoscete per salvarvi da un'interrogazione a sorpresa, o a bestemmiarli tutti, perchè non vi siete salvati dall'interrogazione.

Ma lui era lì... sempre.... non stava a guardare la televisione come tutti i bimbi, o a giocare con le macchinine, o a farsi un qualsiasi altro cazzaccio suo, no! Lui doveva essere lì, al balcone, a salutarmi. Lo odiavo.

Un giorno mi decisi... Aprii la finestra dell'aula e gli presentai con somma gioia il dito medio della mano destra, accompagnando il cerimoniale con un semplice e chiaro urlo: "TEEEEEHHHHHHH".

"Costa !"

Mi voltai trovandomi faccia a faccia con il professore di religione più incazzato che si possa immaginare.

"Prof..."

"Fuori!!!"

"Ma..."

"Costa! Ho detto fuori!"

"...."

Mi voltai verso il maledetto, non saprei dirmi se fu un errore o un bene sta di fatto che mi voltai... e lui era sempre al balcone... sorridente... Mi salutava.

Decisi.

Uscii.

Il giorno dopo, nell'intervallo, appena tutti furono fuori, agii come avevo stabilito:

Aperta la finestra centrale, assicurai i due capi di una cinghia elastica di notevoli proporzioni alle maniglie delle finestre che si trovavano a destra e a sinistra di quella centrale, creando la fionda più colossale che si potesse immaginare quindi, con precisione e calcolo, piazzai una sfera di acciaio di bibliche proporzioni al centro del fiondone e, con sforzo disumano (potenza della disperazione), mi diressi verso la parete opposta dell'aula.

E lui era li, mi sorrideva e salutava.

Tratenendo a stento la sfera operai gli ultimi aggiustamenti all'alzo, quindi lo salutai anch'io... con ambo le mani...

Il proiettile fu proiettato, con inaudita potenza, percorrendo in un attimo la distanza tra i due edifici e schiantandosi, con un botto fragoroso, sul poggiamano del balcone, esattamente sotto la testolina del maledetto, testolina che esplose assieme a buona parte del poggiolo in una nuvola di schegge di marmo e d'osso.

Il corpicino decapitato fu proiettato all'interno dell'appartamento mentre il sangue veniva violentemente pompato fuori dal corpo... Nessuno si era accorto di niente.

Il primo a capire cosa era successo fu il verduriere che aveva il negozio proprio sotto il balcone... Forse perchè era fuori dal locale in quel momento, forse perchè gli cadde un pezzo di calotta cranica proprio tra le mani, fatto sta che fu il primo a capire cosa era successo, ma non potè dire niente visto che, il pezzo di cranio, fu seguito a ruota da una buona parte di poggiolo.

Poi finì tutto... il resto penso sia scontato...

Ma lo rifarei.


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