Fisso a lungo la vetrina e decido di entrare per farmi accorciare la chioma.
"Buonasera", dice il solito barbiere presso il quale mi faccio tagliare i capelli da almeno 10 anni.
"Buonasera"
"Accomodati", dice indicando una poltrona simile ad una sedia elettrica.
Mi siedo.
"Come li facciamo?"
"Non troppo corti, solo una spuntatina dietro e ai lati, sopra le orecchie."
"Ok."
Mi lava la testa e comincia a sforbiciare allegramente.
"Come va la scuola?", chiede.
La solita storia: da dieci anni vado a farmi i tagliare i capelli da lui e ancora è convinto che io vada a scuola e faccia la terza media. Con un sospiro rassegnato gli rispondo che la scuola va bene, non c'è male.
"Ah, bene" e continua a tagliare.
Silenzio per qualche minuto.
"Come facciamo le basette?", chiede.
"Mah, non so, non troppo corte..."
"Ok," e continua a tagliare.
Lavora come un certosino di forbici vicino al mio orecchio sinistro, poi passa al destro per ripetere l'operazione.
Dopo qualche minuto lo sento dire: "Ooops, ti ho fatto la basetta destra più corta, ora devo accorciare anche l'altra..." "Va bene", rispondo, mentre lui ha già incominciato ad operare.
"Sono proprio sbadato stasera, ora è più corta questa, devo pareggiare l'altra...."
La cosa continua per tre volte, fino a che le mie basetta assomigliano e quelle di Elvis Presley durante il servizio militare. Protesto debolmente facendogli notare che ora ho le basetta più corte delle setole di uno spazzolino da denti, ma lui cambia discorso dicendo: "Perbacco, sei già un ometto, ti spunta la barba!"
"Ma veramente..."
"Vedrai che tra qualche annetto, quando avrai 18 anni o giù di lì, te la dovrai fare tutte le mattine", afferma gioiosamente.
"Io veramente ho 21 anni e...", tento di dire.
"Ha ha, che simpatico. Ora girati che finisco di tagliare."
Tutto questo scambio di battute mi distrae temporaneamente, impedendomi di notare che nel frattempo mi ha tagliato abbastanza capelli da imbottire un materasso.
"Avevo detto non troppo corti!", protesto.
"Ma così sono di moda ! Anzi, aspetta, ora ti metto un po' di gel..."
"Non voglio il gel, mi fa schifo il gel, non lo sopporto"
Inutile. Lo vedo mentre infila entrambe le mani in un recipiente pieno di una sostanza che assomiglia ad una medusa schiacciata e se la spalma tra le dita.
Tento di alzarmi e di sottrarmi a quell'affronto, ma è troppo tardi. Con un gesto repentino mi spiaccica le mani untuose sul cranio e comincia a spalmare gel come se la mia testa fosse un toast da imburrare.
"Cazzo, io odio il gel!" urlo, mentre tutti gli altri clienti del locale si voltano a guardarmi come se fossi un pazzo.
"Oh scusa, credevo di farti un piacere! Vedrai che i tuoi compagni di scuola ti invidieranno!" Penso di dirgli: "Vecchio coglione, sono 4 anni che non vado a scuola e il tuo gel puoi ficcartelo nel sedere la prossima volta che ti fanno male le emorroidi", poi mi trattengo.
Finita l'operazione mi invita a rimirarmi allo specchio, per ammirare il frutto del suo lavoro.
"Che ne dici? Troppo corti?"
"Sì! Riattaccameli!"
"Ha ha, che spiritoso!"
"Spiritoso un cavolo! Adesso assomiglio ad un marine di Full Metal Jacket!"
"Di che cosa?"
"Insomma, sono troppo corti, avevo detto una spuntatina a mi ritrovo tosato peggio di una pecora!"
Mi fissa con aria stranita. Per alcuni lunghi istanti soppeso l'idea di afferrare le forbici e piantargliele in quella flaccida, grassa gola pulsante e usare come gel per capelli il fiotto di denso sangue che ne uscirebbe, poi l'immagine mentale svanisce, sostituita da quella reale riflessa dallo specchio. Mi fisso e non mi riconosco. Vedo una specie di reduce di Mathausen che mi fissa a sua volta, e impiego qualche secondo per rendermi conto che sono io.
"Non sei contento?" dice il barbiere riportandomi alla realtà.
"Oh, certo, io adoro farmi rapare come il tenente Kojak!"
"Oh bene", sorride contento. Il mio sarcasmo è sprecato con lui.
Pago, ed esco dal negozio cercando furiosamente di pettinarmi i capelli con le mani per rimediare alla catastrofe.
Arrivo in negozio e mia madre mi fissa con gli occhi sbarrati e la bocca spalancata, la mascella aperta di scatto alla vista del mio nuovo taglio di capelli.
"Ciao mam..."
"Ahhhhhhhhhh, che cosa hai fatto???", urla stridulamente.
"Niente, è solo che il barbiere ha esagerato un pochino con..."
"Ti ripudio, non ti voglio come figlio, ritorna quando ti saranno ricresciuti i capelli!"
"Mamma, non è così grave come sembra..."
"Cosa penserà tuo padre quando ritornerà a Milano? Penserà che sei diventato un punk, un..."
"Mamma", cerco di spiegare, "calmati, ricresceranno..."
"Mio figlio un punk... posso sopportare tutto, ma non questo. Perchè già che c'eri non te li sei fatti rapare a zero? Non ti voglio in casa, vattene via e torna quando avrai un aria più civile!"
Impiego circa un'ora per riportarla alla ragione. Nel frattempo ci avviamo verso casa. La gente sembra fissarmi con aria stranita, ma forse sto cominciando ad immaginare le cose.
Ora sono qui a casa, nascosto alla vista dell'umanità. Ho passato la sera a tentare di rimuovere il gel ed assumere un'apparenza umana, ma senza risultato. Come posso andare al lavoro domani? Come posso fare per mostrarmi in pubblico senza suscitare disgusto, sospetto, ilarità? Sono disperato. Tutto perchè stasera il mio barbiere era su di giri e tagliava con la delicatezza di una motofalciatrice. Non stupitevi quindi se per un po' non mi vedete in giro. Non posso sopportare quest'onta.
Addio.